L’ultima volta che il Sutrio (allora si chiamava così!) vinse la Coppa Carnia in Italia si dimise il Governo Craxi, negli Stati Uniti andò in onda la prima puntata dei Simpson, il diciannovenne Mathias Rust volò con il suo Cessna dalla Germania alla Russia eludendo i controlli e atterrando sulla Piazza Rossa e l’Italia si espresse per la prima volta sul nucleare, con il referendum abrogativo, dopo il disastro Chernobyl. Da allora son passati molti anni e di Governi che si dimettono, purtroppo, in Italia non ce ne sono, i Simpson continuano ad andare in onda esattamente come i disastri nucleari, a prova di qualsiasi referendum… La storia continua, insomma, ed il passato sembra ieri, Tanto che, guardando la bacheca del Sutrio, si ha l’impressione di qualcosa di antico: e chissà se la nuova denominazione, Mobilieri, forse ha nascosto fino alle 23 dell’ 11 agosto un sinistro presagio: Mobil … ieri, appunto. Il passato. Diventato, improvvisamente e sorprendentemente Mobil… oggi, nella magica serata di Villa. Vince, finalmente, anzi rivince il Sutrio e la sua vittoria dimostra ancora una volta che il calcio non è una scienza esatta.
Eh sì, perché ben pochi avrebbero scommesso sulla vittoria dei gialli. Questa Coppa aveva un favorito assoluto, il Cedarchis, che invece esce dal Campo dei Pini sconfitto e deluso, ma con grande stile. Stavolta non ci saranno ricorsi, perché il recupero è stato giocato fino in fondo ed i primi a rendere merito ai vincitori sono proprio i vinti, come dovrebbe accadere ed invece non accade quasi mai. E quando il capitano Massimo Borchia alza al cielo la Coppa nel cielo di Villa c’è chi si commuove ed è giusto così. Perché Sutrio ha bisogno di vincere qualcosa, perché Sutrio è la squadra più scudettata della Carnia ma in questi anni è dovuta scendere due volte in Seconda, perché Sutrio ci sta provando a tornare grande e, come si dice in questi casi, vincere aiuta a vincere. Dietro questa grande vittoria ci sono i protagonisti di una serata memorabile: Simone Gonano, portiere dal grande futuro … dietro le spalle, uno che sembrava destinato a ben altri palcoscenici ed invece ha dovuto “accontentarsi” del Carnico. Davanti a lui i suoi compagni di reparto, i difensori: la coppia centrale, con Maieron e De Mattia che hanno chiuso praticamente tutto e poi gli esterni. Mauro Mereu, tamburino sardo, corsa e spinta sulla fascia anche se a volte il suo allenatore si sgola per richiamarlo all’ordine tattico ed allora diventa tamburino … sordo! Dall’altra parte Manuel Dell’Oste. Giù il cappello di fronte ad uno dei giocatori più generosi di tutto il campionato, uno che gioca da inizio stagione con un dolore all’inguine che lo tormenta ma c’è sempre e gioca dove lo metti. Davanti alla difesa, i centrocampisti: Massimo Borchia,capitano di cento battaglie e di mille corse. Nella finale si è piazzato davanti alla difesa, rubando palloni per ripartire, tamponando e proponendo. Il migliore in campo, secondo me. Poi, Stefano Roi, che non è una rima, ma un grande centrocampista. Un problema di salute aveva fatto temere il peggio ed invece la Coppa che alza è un segnale forte, di caparbietà e di speranza. E come poteva mancare uno Straulino nel Sutrio che vince? E’ Michele, figlio che l’arte (del papà Nicola, alias “il “Tino”) l’ha messa da parte (soprattutto nel secondo tempo, perché nel primo deve essere stato preso dal panico di giocare di fronte a quasi 2000 persone) e lascia intravedere un grande futuro. Il compito di illuminare la manovra spetta a Buzzi: “Gil” sembra che abbia il fosforo direttamente nei piedi, perché un passaggio non lo pensa. Lo fa. Con la naturalezza di chi il calcio ce l’ha dentro. Peccato che il suo passato cedarchino lo abbia cromaticamente confuso, colorando la sua serata di giallo (per due volte) e di rosso, il che significa doccia anticipata. Davanti, Paolo e Nicholas Di Lena: padre e figlio, due generazioni che, manco a farlo a posta, sembrano unire la storia del Sutrio. Da Mobil… ieri a Mobil … oggi, appunto. E poi Simone Straulino, Gerardo Dassi e Lancerotto, gente che entra e in qualche modo lascia il segno. Prendete Mauro: ha vissuto una stagione travagliatissima, ma poi, quando è stato mandato in campo ha confermato la fama che lo aveva accompagnato in Carnia: spiccioli di gara e gol, entrambe le volte quello del 2 a 0 (semifinale e finale).
Dove è girato il match? Forse nella fase finale del primo tempo, quando Rainis ha colpito il palo alla destra di Gonano (uno spot beneaugurante per la prossima… Magia del legno, festa sutriese di inizio settembre) e 6’ dopo, quando Paolo Di Lena ha messo in atto la Magia del … segno, realizzando un gol con un tiro da lontano che Pelli ha visto forse con un po’ di ritardo. Poi, nella ripresa, il raddoppio del “Lance” e l’acuto (inutile) di Granzotti.
Una lettura più squisitamente tecnica del match ci porta a fare una considerazione: stavolta, forse, le mosse dei tecnici sono state molto più importanti del solito. Perché? Presto detto: Del Frate ha azzeccato quasi tutto, chiudendo bene le fasce anche con alcuni sacrifici eccellenti: quel Mereu basso all’inizio, è un segnale, esattamente come i ripiegamenti di Nicholas Di Lena che avrà fatto mancare qualcosa in avanti, ma è stato decisivo nel presidio dell’out. E poi il coraggio di mandare in campo Lancerotto, con la squadra in 10, spedendo Paolo Di Lena a giocare al posto di Mereu. Ma è stato dal punto di vista mentale che il tecnico di Gonars ha compiuto il suo capolavoro, perché l’ordine tattico e la tranquillità sono il frutto di un lavoro a livello psicologico che Del Frate non ha certo trascurato. Dall’altra parte Zearo (che saggiamente aveva detto di non fidarsi alla vigilia del pronostico a senso unico…) ha dovuto rinunciare a Maichoal Cescutti squalificato e gettare nella mischia Granzotti quando era già sotto di un gol. Ma il “Granzo” nonostante la straordinaria inzuccata che ha ridotto lo svantaggio nel finale non era e non poteva essere lui, dati i problemi muscolari. Il tifo: i Warriors hanno acceso fumogeni ed incitato i loro giocatori per tutto l’incontro ed anche prima, ammettendo alla fine la legittimità del successo degli avversari. La gente di Sutrio si è affidata alla tradizione per tutto l’incontro, accompagnando con las cragiules ogni azione dei propri giocatori. Le cragiules (si scrive così?) sono strumenti di legno (e di cosa potevano essere, nel paese dei marangons?…) che producono un suono simile al gracchiare di un ranocchio. Quello tornato principe dopo un incantesimo di 24 anni. Oddio, è dura immaginare Paolo Di Lena e Lancerotto nei panni di una bella principessa, ma va bene lo stesso. Perché dall’11 agosto 2011 qualcosa è cambiato nella storia del Sutrio e Mobilieri si può scrivere tutto attaccato: Mobilieri e non Mobil…ieri. Da giovedì 11 agosto 2011 son tornati i “belli gialli” per il quale hanno fatto il tifo un po’ tutti, visto che il “Ceda” (come quelli che vincono spesso) ha molti nemici. Adesso occhio, però, perché il leone, anzi, la pantera ferita ha voglia di rivincita. Per gridare che il Cedarchis c’è, anzi… C’è…darchis!