Pronto, mister Claudio Allotta? Perché si è chiuso il suo rapporto con il San Pietro?
«Ci sono state divergenze di vedute fra il sottoscritto e certi personaggi che volevano impormi delle scelte, tipo far giocare Juniores che ritenevo e ritengo ancora immaturi per la prima squadra».
E chi sarebbero questi “personaggi”?
«Preferisco non fare nomi. Dico solo che gli Juniores scelti per la prima squadra non si sono mai presentati, ma non potevo inserire ragazzi non ancora pronti lasciando fuori giocatori più maturi. Invece dopo 23 anni di panchina per la prima volta ho constatato che la Juniores aveva la priorità sulla prima squadra, come dimostra il cambiamento delle giornate di allenamento».
Ma perché i “suoi” Juniores non c’erano?
«Non lo so. Di certo la società non ha mai imposto loro di presentarsi, pur essendo suoi tesserati».
Era mai stato esonerato in precedenza?
«Solo in un’occasione, 15 anni fa alla Savorgnanese Povoletto, ma l’anno dopo mi richiamarono e fummo promossi».
Facile immaginare la sua delusione.
«Diciamo che sul piano calcistico ci può stare, è il destino di noi allenatori. Sul piano umano invece sono rimasto deluso, questo sì. Basti un particolare: a Raveo, con il Rapid, ho dovuto convocare giocatori all’ultimo momento perché alcuni non si erano presentati e inoltre non c’era un accompagnatore ufficiale, essendo squalificato l’unico dirigente presente, il presidente Orazio Cesco».
Cesco ha detto che a Raveo l’ha vista rassegnato.
«Non durante la partita, tant è che abbiamo perso 3-0 ma poteva finire anche 10-10. Certo che non puoi essere felice se ti ritrovi con i giocatori contati e senza dirigenti al seguito».
Lei comunque si è sempre espresso positivamente nei confronti del presidente.
«E lo ribadisco. Cesco è l’unico esponente della società che lotta per il bene della squadra. E lo dico anche se è stato lui ad assumersi la responsabilità di cambiare guida tecnica».
Che ne pensa del nuovo corso viola?
«Sono un po’ preoccupato per le sorti della squadra, perché Oscar Del Fabbro è bravo, abbiamo effettuato anche assieme la preparazione, ma non può essere sempre presente agli allenamenti per motivi di lavoro. Mi auguro che Davide Pontil, il capitano che gli sta dando una mano, cresca rapidamente anche come tecnico; lui è il futuro».
Si salva il San Pietro?
«Sono convinto di sì, perchè molti giocatori se lo meritano. Di certo domenica con l’Amaro sarà una partita fondamentale».
(dal Gazzettino)