Quanti gol ha fatto Vincenzo Radina nella sua straordinaria carriera? Se glielo chiedessimo a lui, magari saprebbe risponderci. Ma di certo ci direbbe qual è stato il gol che più di ogni altro avrebbe voluto segnare ed invece non ce l’ha fatta: quello che il palo gli ha negato nell’ultima partita, quella contro il Paluzza di domenica scorsa. Quel gol avrebbe voluto dedicarlo a nonna Vittoria, salita in cielo due giorni prima. Tranquilla, nonna Vittoria, il prossimo sarà tutto per te … Anche perché con quel nome forse hai aiutato “Vince” nella sua vicenda da calciatore. Diciamo che per lui, infatti sono state più le vittorie che le sconfitte, e molte portano la sua firma. Vincenzo ha iniziato la sua storia calcistica nei pulcini dell’Arta e proprio ad Arta è tornato per concluderla. Quando? E chi lo sa? Dall’Arta all’Arta, passando per le giovanili del Tolmezzo, poi nella Sanvitese e quindi Ovarese, Cedarchis, Velox, Campagnola, Folgore e Real, in ordine sparso. Uno così, secondo noi, può giocare ancora per qualche anno, anche perché da alcune informazioni abbiamo saputo che ci tiene tantissimo alla forma fisica, nonostante non si tiri indietro quando si tratta di mangiare: è ghiotto di radicchio e pare sia anche un grande mangiatore di … unghie. Quindi per mantenere la forma fisica deve necessariamente bruciare calorie e lo fa attraverso sedute di jogging, partite di tennis e tutti i tornei di calcio, in estate e in inverno. Perfezionista sino alla pignoleria, lo è anche sul lavoro, dove si è fatto la fama del rompiscatole … Capitolo famiglia: quella attuale è composta da tre donne, la moglie Nicoletta e le figlie Vanessa e Camilla, mentre quella di origine è formata da papà Renato, mamma Bruna e il fratello Massimo. Renato e Bruna l’hanno sempre seguito ed anzi anni fa erano in molti a pensare che dietro le scelte di Vincenzo ci fosse lo zampino dei suoi. Credenza facilmente smentibile da un fatto: papà Renato è di Cedarchis e naturalmente lo avrebbe voluto in maglia giallorossa per molti anni, ma non ha mai pensato di dirglielo. Invece al “Ceda” Vincenzo ci è stato un solo anno e la cosa non sarà certo piaciuta alla mamma, che con quella maglia (chissà perché?) non lo voleva proprio vedere. E poi c’è Massimo. Adesso fa il giornalista, dopo un tentativo di giocare a calcio. Diciamo che Max ha fatto meglio a scegliere la tastiera, visto che tra i pali non è che fosse ‘sto fenomeno! … Da piccoli i fratelli si sfidavano spesso nel corridoio di casa e già da quelle schermaglie, probabilmente, Massimo capì che se un Radina doveva giocare a calcio, beh, diciamo che forse era meglio che toccasse a “Vince”, che infatti è cresciuto con il calcio e con un punto di riferimento ben preciso: Roberto Mancini. Il suo idolo, del quale, ogni sera, prima di andare a letto guardava e riguardava le videocassette, una delle quali (quella dello scudetto 199-1991) è praticamente smagnetizzata visto l’uso che ne è stato fatto! Mancini un idolo, Inzaghi un … incubo. I maligni dicono che più che al “Mancio” si ispiri a “Pippo”, vista la tendenza a simulare. Quando glielo dicono se la prende molto, perché secondo lui questa fama è assolutamente immeritata: diciamo che come tutti gli attaccanti è molto sensibile ai contatti, ma da questo a simulare c’è una bella differenza! Radicchio, calcio, forma fisica e … sole. Ama prendere il sole e come la stagione scalda si abbronza subito e qui viene in mente nonno Mario (scomparso lo scoros anno), uno scuro di carnagione che in paese chiamavano “Negus”, forse per accostarlo ai re etiopici, detti appunti Negus. Per quanto riguarda il profilo tecnico, beh, ci è sembrato quasi un obbligo farlo tracciare a Massimo. Riportiamo fedelmente: “Dobbiamo per forza di cose partire dai calci di punizione. Banale dire sia un maestro di questa arte e magia del calcio, forse meno analizzarne la sostanza dietro a questa giocata. Dote naturale si, ma anche allenamento e dedizione. Per troppo ho sentito il luogo comune di un Radina pigro, quelli poco attenti confondono il passo lento con l’indolenza. Errore, perché Vincenzo è uno che lavora, non sarebbe così in forma altrimenti a 37 anni. Poi c’è la tecnica, piuttosto evidente, usa il destro benissimo, il sinistro bene, cosa poco scontata in questo calcio deteriorato a partire da questi dettagli. Ha visione di gioco, sforna gol ma anche assist ed è un numero dieci dalla classe limpida, furbo ed estroso. Gli manca il passo, la velocità e il dribbling. In fondo se avesse avuto anche queste caratteristiche avrebbe fatto solo calcio nella vita. Accontentiamoci, si fa per dire, della sua eleganza, la capacità di inventare la giocata e una buona dose di fiuto per il gol. La sua tecnica e personalità bastano a renderlo ieri e oggi uno dei migliori attaccanti e numeri dieci del nostro campionato”. Già, un numero 10: proprio come Roberto Mancini ….