“Tre anni di squalifica per essersi rivolto in direzione della tribuna, che si trovava ad una distanza di circa 10 metri, abbassandosi i pantaloncini e le mutande così mostrando i propri genitali al pubblico presente. Questo Giudice Sportivo, valuta particolarmente grave il comportamento del giocatore, in alcun modo scriminato e/o giustificato dalla refertata provocazione degli spettatori, ritenendo di configurare la fattispecie non come un gesto osceno ma come un atto osceno, essendosi perfezionata l’azione in un luogo aperto al pubblico, con l’aggravante che verosimilmente all’interno dell’impianto sportivo potevano essere presenti anche persone minori degli anni 18.
Atto che secondo il comune sentimento, è idoneo ad offendere il pudore. Altro è il gesto osceno, che è a sua volta censurabile ed esso stesso espressamente sanzionato dalla Giustizia Sportiva il cui significato etimologico consiste in un atto o movimento della persona e specialmente delle braccia e delle mani, spesso per dar forza alla parola o esprimere mimicamente un concetto”.
Ecco la motivazione per la lunga squalifica inflitta al giocatore dell’Ovarese Federico De Antoni. Sulla proporzione della pena si può essere più o meno d’accordo, sul gesto, invece, crediamo che ci siano pochi margini di discussione. Così come penso che tutti si possa essere d’accordo sul fatto che dispiaccia privare Federico per tre anni della sua grande passione. “Fede” dopo pochi minuti della prima partita di campionato subì una brutta distorsione ad un caviglia che lo ha tenuto lontano dai campi per un lungo periodo. Era rientrato in squadra da poco ma la caviglia gli faceva ancora molto male. Però, dopo il rientro, stringeva i denti, perché la situazione della squadra richiedeva un sacrificio da parte di tutti e lui non se la sentiva di farsi da parte. Quanto scritto non vuole assolutamente “equilibrare” la assoluta negatività di un gesto con la positività della passione. Conosciamo Federico e prima ancora della sentenza sapeva di averla fatta grossa, lasciandosi andare, sui social, ad uno sfogo pieno di pentimento. Adesso, naturalmente, ci saranno innocentisti e colpevolisti, perché naturalmente ognuno ha la propria idea sulla vicenda. A “Fede” diciamo di non considerare questa sentenza un’ingiustizia, perchè, da ragazzo intelligente, sa da solo che non lo è. Allo stesso tempo vogliamo augurargli solo una cosa: che questo fatto lo aiuti a crescere, a maturare e che questo episodio sia il punto di confine tra l’essere ragazzo e l’essere uomo.