«Giocatori e dirigenti dovrebbero fare un passo indietro, riflettere, ritrovare l’educazione e l’amore per lo sport, che, come dimostrano gli episodi eclatanti, a volte si perdono». E’ stata questa frase, l’ultima dell’intervista al presidente regionale degli arbitri Massimo Della Siega, apparsa nell’edizione odierna del “Messaggero Veneto” a suscitare in molti un certo disappunto (per usare un eufemismo …). Chi mi conosce o anche chi semplicemente legge i miei articoli sa con quanta voglia di equità cerchi sempre di “difendere” l’operato dei direttori di gara, che hanno il difficile compito di garantire il rispetto delle regole. Ho sempre sostenuto e sempre sosterrò che un arbitro può sbagliare, esattamente come sbagliano portieri, attaccanti, difensori e giornalisti. Ma nel clima che si è creato in questi giorni, l’intervento del signor Della Siega mi è parso davvero sommario ed anche un pochino presuntuoso. E’ vero, tutti dovremmo fare un passo indietro: i giocatori coi loro atteggiamenti; i dirigenti limitando aspettative a volte esagerate; il pubblico migliorando sensibilmente una cultura sportiva ormai ridotta ai minimi termini e figlia di un più generale scadimento morale; noi giornalisti che a volte si enfatizza, a volte si trascura, a volte si trascende rischiando di perdere il senso della misura. E gli arbitri? No, gli arbitri sono seri e preparati. Possono sbagliare, dice Della Siega, ma sono sottoposti a test continui e quindi sempre sotto controllo. E’ questa difesa ad oltranza a non convincere, a far apparire i direttori di gara ancora più distaccati da un contesto di cui invece fanno parte e spesso una parte decisiva. Accettare le critiche e cercare di migliorarsi anche attraverso queste è il modo più giusto per crescere, soprattutto per le nuove leve (di cui Della Siega è giustamente orgoglioso). Un passo indietro quindi. Ma tutti insieme.