Michele Stua, 40 anni e non sentirli … O meglio, sentirli il giusto, perché continua a fare quello che gli piace, ma col giudizio accumulato causa gli anni che passano. In realtà di giudizio non è che ne abbia accumulato molto. Probabilmente, però, quello che serve per galleggiare in equilibrio più o meno stabile tra i dopo partita, gli allenamenti (mai tanti …), le partite, il lavoro e le … donne. Eh, sì perché le donne sono la sua grande passione: la fama di “sciupafemmine” che si è guadagnato nel tempo non sappiamo quanto sia reale, anche perché abbiamo sempre sentito la sua versione e non quella di qualche sua conquista. A questa malignità lui replica che le “fortunate” non possono parlare perche in molti casi sono già impegnate ed anche loro, insomma, hanno bisogno dei loro equilibri. Se vi capita di bere un caffè con lui è normale sentire suonare il suo cellulare. Facile pensare che, magari, sia qualcuna delle sue conquiste che, libera da impegni e … controlli, abbia trovato il tempo per un’uscita. A proposito di uscite, uno così, nel calcio poteva fare solo il portiere, ruolo che, nonostante l’omologazione dei protagonisti, richiede comunque un pizzico di follia. Ecco, come portiere non siamo di fronte a quello che può dirsi un top, ma “Michelone” rimane comunque uno tra i portieri di più lunga militanza nel Carnico. Descriverlo tecnicamente è impresa ardua, perché lui più che di tecnica agisce d’istinto, mettendo nel gesto quel che gli sgorga dall’indole e non certo da sedute di allenamento. Se proviamo a credere a quello che racconta, devono essere altri i gesti che lo vedono protagonista, inducendoci ad affermare che con molte probabilità se la cava meglio tra i … peli che tra i pali! Di sicuro, però, per le squadre nelle quali ha militato è stato un valore aggiunto, perché la sua simpatia, la sua capacità di aggregazione, il suo saper “far gruppo” in molte circostanze sono stati più importanti che una parata. Michele è uno che non si è mai fatto mancare niente e qualche anno fa aveva raggiunto un peso adatto più a un lottatore di sumo che ad un calciatore: con un dieta drastica, però, riuscì a perdere quasi 30 chili, giusto in tempo per vivere il periodo d’oro del Comeglians di Carlo Toson. Ecco, tra i tanti allenatori che ha avuto, Toson è quello che stima di più. Quando parla di quel Comeglians è ancora entusiasta, “Michelone”: “Toson è una persona troppo intelligente – dice -. Lui ha saputo tirare fuori il meglio di ognuno di noi, allenandoci la testa prima ancora che i muscoli. Ci prendeva quasi in giro, eppure ssapeva toccare le corde giuste di ognuno di noi, creando un Comeglians irripetibile”. E anche Toson, in realtà, aveva un debole per lui. E’ inutile cercare di farlo cambiare, in qualche modo: decise di prenderlo come era, accettandone pregi e difetti. Memorabile il ricordo che il tecnico tracciò di lui sul libro del Comeglians: “Se si allenasse quanto parla sarebbe un grande portiere. Ma se parlasse quanto si allena sarebbe perfetto”. Tra i due nacque un grandissimo feeling, anche perché Toson capì che, all’interno dello spogliatoio, Michele era uno importante e ne rispettò in qualche modo il ruolo, con il grande pregio che hanno i rapporti nei quali ci si dicono le cose in faccia . Cosa apprezzatissima dal portierone, che ha sempre detestato quegli allenatori che dicono una cosa, ne pensano un’altra e ne fanno un’altra ancora. Lui è per la semplicità, per le cose terra terra, ma non perché non sia all’altezza, semplicemente perché è convinto che … in basso ci si incontri meglio. Sarà per questo, forse, che col fratello Andrea (altra figura incredibile nel Carnico) non si trovi in sintonia: lo considera troppo saggio, una che sa sempre cosa dire e cosa fare, pur con tutto l’affetto che nutre per lui. Comeglians, Rigolato, Edera ed infine Viola, nel Carnico, sono state le tappe della sua carriera ed in ognuno di questi ambienti ha lasciato un ricordo di sé. Odia la gente che gioca per soldi, addirittura quelli che chiedono solo un rimborso spese: “Nel Carnico questa cosa proprio non la capisco – dice -: io non ho mai chiesto nulla, anzi, sono io che do il rimborso spese alla società, perché il mio contributo al chiosco è sempre assicurato. Ma è giusto così”. Sarà per questo modo di vivere il calcio che a 40 anni ha ancora voglia di mettersi a disposizione, senza se e senza ma. La voglia di calcio non gli è ancora passata ed anzi oltre che con la Viola, gioca anche nel Calgaretto, campionato Amatori. Forse il campionato che più gli si addice, perché lui, in fondo, rimane uno che … ama. Il calcio. E le donne!