Ci sono delle persone che, in qualche modo, hanno il destino nel nome. Prendete Ado Agostinis, capitano dell’Illegiana: il nome Ado ha origini tedesche e significa “nobile”. Beh, l’etimologia del nome è garantita dai capelli biondi (segnale teutonico per eccellenza) e dalla nobiltà. Che non è un dettaglio araldico, ma d’animo. Eh sì, perché Ado nobile lo è nei sentimenti e nei valori. Come potrebbe essere diversamente quando si parla del capitano di una squadra che per questa squadra fa davvero un po’ di tutto e che vi è talmente legato che non ha resistito tanto lontano dalla stessa? Ado, 42 anni il prossimo ottobre, tira i primi calci nelle file delle giovanili delle Pro Tolmezzo da dove passa al settore giovanile della Pasianese – Passons. Tornato ad Illegio debutta in prima squadra non ancora ventenne e vince praticamente tutto: campionato, Coppa Carnia e Supercoppa. Sarà stato il modo con cui giocava o saranno stati i riccioli biondi o quell’aria da ragazzo già maturo, fatto sta che il Tolmezzo gli mette gli occhi addosso: torma quindi nella squadra del capoluogo, in Eccellenza, dove rimane tre stagioni. Il salto Carnico – Eccellenza o la concorrenza a centrocampo, però, non gli fanno trovare molto spazio e così, dopo tre stagioni, lo storico presidente neroverde Antonio Iob , intuendone malcontento e nostalgia, bussa alla porta del Tolmezzo e ne esce col cartellino di Ado in tasca. Nel 2009 durante la partita Illegiana – Edera si procura la frattura del malleolo destro. A 35 anni, in molti pensavano che fosse arrivato per lui il momento di dire basta ed invece, neanche a parlarne. Anzi, dopo l’addio di Roberto Fachin, diventa capitano. Non è un classico capitano leader, ma un capitano silenzioso, uno di quelli a cui non servono le parole: basta la presenza. Caratteristica, questa, che lo accomuna con Giulio Scarsini, suo compaesano, e capitano, altrettanto silenzioso del Tolmezzo. Tanto elegante e sicuro in campo, tanto silenzioso, timido e riservato nella vita di tutti i giorni. Una vita condivisa dal 2005 con la dolcissima Lucia che nel 2007 gli ha dato Eleonora.
Siamo sicuri che delle sue gesta in campo non serva parlare molto: centrocampista di stampo classico, ha saputo evolversi con quelle che sono le caratteristiche del giocatore moderno, conservando l’eleganza e la semplicità di palleggio al servizio, però, del dinamismo e della presenza tattica sempre più importanti nell’interpretazione del ruolo. Ci sono però aspetti che in pochi conoscono. Mauro Scarsini (suo amico e compagno di squadra) ce ne ha raccontati alcuni. Le grigliate, per esempio: a Pasquetta e Ferragosto è il primo ad organizzarle. Arriva per primo e va via per ultimo e in ogni momento della giornata ha un solo chiodo fisso: la cjalderie da polente, evidentemente, per lui, l’aspetto più importante della riuscita dell’evento. E tra una costa e una salsiccia, il discorso molto spesso scivola sul calcio: l’Illegiana e l’Inter (altra sua grande passione) sono i temi ricorrenti, con qualche divagazione su altri interessi della sua vita, la pesca e gli uccelli.
A proposito di uccelli , quando giocava Secondo Cattaino, capitava che durante le partite ogni volta che sopra il campo passava uno stormo di uccelli, i due stavano a discutere su che tipo di uccelli fossero, dimenticando magari di chiudere una diagonale … Altra caratteristica del capitano è la cura del campo: il giorno prima delle partite, la falciatura del terreno di gioco assume praticamente i toni di un rito sacrale: assieme all’amico Mauro, armati di falciatrice e macchinetta segna campo, “Pradelat” è tirato a lucido e regolarmente segnato e i due stanno ore a parlare e lavorare. Inutile dire come sia il rapporto coi compagni di squadra. Quando un paio di anni fa Ado manifestò l’intenzione di ritirarsi, loro non fecero un piega. Non ci furono processioni per invitarlo a desistere, il suo cellulare non fu preso di mira, ma risolsero la cosa con un gesto tanto semplice quanto evidentemente (visto che gioca ancora!) efficace: per il suo compleanno gli regalarono un paio di scarpe da calcio. E volete che uno come Ado le lasciasse lì nuove? … Altrettanto originale, come pensiero, fu quello che gli stessi compagni di squadra ebbero alla vigilia delle nozze con Lucia: uscendo dalla porta di casa, il fatidico giorno, il novello sposo si ritrovò a passare sotto il tradizionale arco nuziale, che, sorpresa, era a forma di porta di calcio. E il giorno dopo le nozze, mica si poteva partire per la luna di miele: giocava il “Dieç” e il capitano non se la sentì proprio di lasciare soli i suoi compagni! Quei compagni che non lascerebbe mai, nonostante, puntuali, ogni anno gli arrivino proposte da tutte le squadre più forti del Carnico. A quel punto si muove il suo procuratore, ovvero la moglie Lucia (una specie di Wanda Nara, insomma) che, naturalmente, ha tutto l’interesse che, per lo meno, Ado non si allontani troppo da Illegio, sennò lo vedrebbe ancora di meno, perché conoscendolo sa che non salterebbe neanche un allenamento. Segnare il campo, discutere sul volo degli uccelli, allenarsi, sì, ma almeno che sia tutto all’ombra di San Floriano!