Una partita incredibile, come incredibili, in Italia, sono le partite che finiscono 4 a 3 … C’è evidentemente qualcosa di magico in questo punteggio così assurdo, così poco frequente da fare ingolosire uno scommettitore incallito. Alla fine vince il Cavazzo, dopo una girandola d emozioni alla quale si faceva fatica a stare dietro. Un primo tempo ben giocato dai Mobilieri che nell’ultima azione della frazione trovano il vantaggio con un gol di Luca Marsilio che sembra rubato a “Mai dire gol” con la palla che sembrava avvelenata, visto che nessuno la voleva toccare. Nella ripresa, parte meglio il Cavazzo e dopo un quarto d’ora è Nait a trovare il pareggio con un colpo di testa sotto misura con la difesa sutriese non immune da responsabilità. Il pari galvanizza i viola che però rischiano sulle ripartenze dei Mobilieri. Le squadre iniziano ad allungarsi ed i pacchetti arretrati, non in grandissima giornata, vanno ancor più in sofferenza. Il tecnico Buzzi nel frattempo si è fatto cacciare e Maieron gli va a fare compagnia: il collaboratore del direttore di gara lo vede che non si scambia carezze con un giocatore del Cavazzo e avvisa l’arbitro. Rosso! Quando tutto sembra introdurre i supplementari, ecco che la difesa sutriese concede un bis ancor più grave consentendo a Cappellaro di siglare il gol del vantaggio a 2’ dalla fine. Tutto deciso? Eh no, volete che una stagione così finisca per un gol allo scadere … Ed infatti la stagione non finisce perché all’ultimo secondo del 5’ di recupero ecco un altro colpo di scena: punizione di Selenati, Chiandetti non trattiene e Candussio infila in porta il più comodo dei tap in. Ci saranno altri 30’, come se il destino non sapesse davvero chi scegliere per lo scudetto 2018. Perché anche il destino avrà avuto i suoi problemi: chi favorisco, si sarà chiesto, tra queste due squadre brave e forti? E’ davvero il classico caso in cui ci sarebbe voluto uno scudetto a due piazze, perché chi vincerà lo meriterà, ma lo meriterebbe anche chi perderà. Il destino, però, lascia fare al caso, o meglio alle difese e quella dei Mobilieri ne combina un’altra lasciando Burba da solo a pochi metri da Di Vora: tocco facile facile e Cavazzo sempre più vicino la titolo. I Mobileri accusano il colpo o almeno così sembra. Ed invece non è così, perché ancora una volta la rimediano: Alessandro Fior va a conquistare caparbiamente un pallone per rimetterlo a centro area. La sfera incoccia il braccio largo di Lestuzzi e Canci non ha nessun dubbio nell’indicare il dischetto del rigore, da dove Fior spiazza Chiandetti. 3 a 3 e lo spettro dei calci di rigore che sembra un’ipotesi percorribilissima. Lestuzzi non si dà pace e mentre i compagni rimettono in gioco il pallone lui scuote la testa, ripensando a quel braccio lasciato largo. I compagni conquistano una punizione e Lestuzzi va a piazzarsi in mezzo all’area di rigore. Cerca un riscatto personale e lo trova: qualche secondo prima scuoteva la testa ed invece, ora, sulla parabola disegnata da Andrea De Barba, quella testa la usa ma per scuotere … la rete. 4 a 3 e a questo punto anche i Mobilieri non ne hanno più. Canci fischia la fine e la festa si colora di viola.
Ha vinto il Cavazzo, insomma, e questo resterà nell’albo d’oro. Ha vinto la squadra con la società più organizzata della Carnia, “comandata” da un presidente, Dario Zearo, che fa sempre la cosa giusta, contornato da gente come Antonio Sferragatta, uno che ti martella e ti dà il massimo, ma poi, giustamente, il massimo lo chiede in cambio. E come non ricordare Lucio Lestuzzi, Alberto Macuglia e quel Nicola Ricci, stravolto dall’emozione e con gli occhi lucidi, perché lui è uno che sa lavorare e ci riesce perché oltre alla testa ci mette il cuore e quelle lacrime sono lì a dimostrarlo. E poi eccoli, i meravigliosi ragazzi viola, guidati da Mario Chiementin arrivato a stagione in corso e in grado di far metabolizzare ai suoi giocatori la più assurda finale di Coppa persa negli ultimi anni.
Ha vinto il Cavazzo, si diceva, ma hanno vinto anche i Mobilieri. Anche qui una società che sa sempre come muoversi e che soprattutto ha capito che se si vuole avere un futuro si deve fare un discorso che parte da lontano.
Ma ha vinto anche Prato Carnico, la sua gente, che in due giorni ha allestito un evento di portata enorme per i nostri posti. Se si pensa che fino a due giorni fa non si sapeva neanche dove si sarebbe giocato, è stato straordinario vedere il prato tirato a lucido, le tribune in perfetto ordine, chioschi sparsi come a una sagra, tutto insomma in perfetta sincronia. Ok, va bene, siamo nel paese degli orologi ma mica era così scontato. E insieme a Prato ha vinto la Carnia. Ditelo a quelli che quasi deridono il nostro campionato cosa siamo in grado di fare quassù … Diteglielo che vengano su a vedere il calore e il colore, l’efficienza alla buona ma sempre affidabile (tipo quelle vecchie lavatrici di una volta, brutte, magari ma che non si rompevano mai), a capire cosa è il Carnico. Se ne sono accorti anche … dall’alto e visto che il nostro è un campionato che si gioca d’estate hanno voluto regalarci una giornata estiva. Ma quanto sarà bello il Carnico!