Il profilo di Andrea Canci era pronto per essere pubblicato questa mattina. Poi, la terribile notizia della scomparsa di Di Bartolomeo ha naturalmente sconvolto gli avvenimenti. Andrea sarà rimasto impressionato dalla fine di Gianluca, ma ci piace pensare che il suo doversi fare da parte sia un gesto di omaggio, mesto e silenzioso, da dedicare a chi aveva la sua stessa passione.
Il calcio visto … dall’altra parte, non nel senso di chi lo gioca, ma dalla parte di chi deve fare rispettare le regole. L’arbitro, insomma. Parlare di un arbitro però, non è così semplice: un veto federale impone loro di non poter rilasciare interviste e quindi raccontare Andrea Canci diventa un lavoro di ricerca, con notizie ed informazioni strappate qua e là a chi, dentro l’ambiente, ne sa qualcosa di più. La scelta di Andrea è assolutamente personale. L’abbiamo scelto per il semplice motivo che lo riteniamo il migliore: si fanno le classifiche dei migliori ruolo per ruolo, non vediamo perché non si possa fare una classifica anche per i direttori di gara. Nel nostro piccolo universo che è il Carnico, allora, ecco un posto per il top arbitro. Qui si parla di lui, ma allo stesso tempo tutti i direttori di gara devono sentirsi coinvolti e in qualche modo rappresentati in un ringraziamento generale, perché subire insulti e critiche solo per assecondare una passione non deve essere semplice. Immaginiamo già le reazioni di qualcuno: “Canci il migliore? Ma se una volta non mi ha dato un rigore grande come una casa!” “E a me che mi ha buttato fuori per una protesta?” Va bene, dai, tutti avranno un motivo per lamentarsi (anche del migliore!), ma chissà quanti gol avrà sbagliato quello a cui Canci non dette il rigore, per esempio … Andrea Canci ce lo sentiamo un po’ nostro (nel senso di Carnico), perché crediamo che tutti si possa essere d’accordo sul fatto che sin da giovanissimo, nelle prime direzioni di gara, già mostrava personalità e buon senso. Classe 1993, Andrea fa parte di quella scuola gemonese che può vantare direttori di gara come l’attuale presidente A.I.A. di Tolmezzo Forgiarini o il grande Gilberto Piemonte e ha sempre fatto sapere di non aver fatto l’arbitro per ripiego: sono scarso a giocare? Ok, allora faccio l’arbitro! No, a lui piaceva proprio fare l’arbitro e mentre tutti si scannavano dietro a un pallone, a lui bastava un fischietto. Eppure di esempi calcistici, in casa, ne ha avuti: papà Emilio, per esempio, è stato un signor portiere e nel Carnico vinse una Coppa Carnia con la Moggese; suo fratello Gabriele, invece, è da anni un centrocampista della Gemonese e quest’anno si parla per lui di un trasferimento a Tricesimo. Mamma Daniela, insomma, sono anni che aziona lavatrici e ferri da stiro per far trovare sempre pronte le divise ai suoi uomini. Ma torniamo ad Andrea, che non era ancora in età di corso arbitro e già si divertiva a dirigere le partite: affascinato da quel ruolo in cui bisogna cavarsela da soli (o al massimo col contributo di due collaboratori, ma nel calcio dilettantistico non sempre) ed in cui ci si sente come un piccolo giudice, inizia ad arbitrare le amichevoli di Gemonese ed Osoppo, quelle partite non ufficiali dove il risultato non conta ma un arbitro serve sempre! Se lo portano dietro come il pallone e intanto lui fa esperienza, fino a che al compimento del quindicesimo anno di età può finalmente iscriversi al corso arbitri. Una stagione e mezzo ad arbitrare Giovanissimi, Allievi e Juniores, poi un’altra tra Seconda e Terza categoria, fino al terzo anno di tesseramento quando arrivano le designazioni per la Prima categoria e la Promozione. Qui fa il suo esordio in un Vigonovo Ranzano – Varmo e quest’anno ecco l’ Eccellenza in Sanvitese – Lumignacco. Di lui si dice che potrebbe far carriera, anche se magari non ha il cosiddetto physique du rôle, quello che in certe circostanze serve per gestire situazioni in cui anche l’aspetto conta. I bene informati ci dicono che Andrea detesta quelle forme di protesta studiate ad arte per metterlo in difficoltà. Se il dialogo è civile, insomma, non si tira indietro e spesso sui campi del Carnico lo abbiamo visto ammansire anche quei giocatori cosiddetti “rognosi” che lo rispettano per il semplice motivo che si sentono rispettati. Osservarlo mentre arbitra, comunque, ci fa capire il perché della sua bravura: corre, è sempre sull’azione, fischia il giusto, concedendosi qualche intervento in più solo quando vede che la gara può prendere una brutta piega. La serenità interiore ci pare una sua grande dote, anche se a volte si lascia andare ad atteggiamenti un pochino plateali, ma c’è da capirlo, perché il linguaggio del corpo, in un direttore di gara, è un qualcosa che si impara col tempo, con l’esperienza e lui, ricordiamolo, ha solo 22 anni! Qualcuno ci ha anche detto che i suoi modelli sono Collina ed Orsato: beh, diciamo che del primo ha lo stesso metro di giudizio nel corso di una partita mentre del secondo la stessa personalità. Agli amici più fidati ha confessato di amare il Carnico, perché è un’ottima palestra per mantenersi in forma durante l’estate e perché si impara a gestire situazioni ambientali a volte non semplicissime. Arbitrare ha acuito la sua capacità di dialogare e di rapportarsi sempre agli altri gli è “servita” in qualche modo anche per la recente carriera politica: Andrea, infatti, è assessore alle politiche giovanili del Comune di Gemona del Friuli, incarico che ci dicono svolga con la stessa professionalità e lo stesso grande impegno di quando indossa la divisa di arbitro. Un’ultima indiscrezione? Pare che sarà lui, a metà agosto, ad arbitrare la finale di Coppa Carnia, per molti un premio alla carriera, per lui, speriamo, la prima di una lunga serie di gare importanti.