Da oggi, il Real Imponzo e Cadunea ha un tifoso in meno: se n’è andato Benito Candoni, un pezzo di storia del sodalizio biancorosso. Se n’è andato in silenzio, quasi di sorpresa, lasciandoci tutti un po’ più soli. Perché Benito Candoni era sì un patrimonio del Real Imponzo e Cadunea (al quale ha regalato vita ed energia), ma era soprattutto un personaggio dell’intero Carnico. Chi scrive aveva un rapporto speciale con Benito. Strano, proprio lui che ce l’aveva su coi giornalisti, rei, a suo modo di vedere di non essere mai troppo precisi. Una volta, qualche anno fa, quando il male vigliacco che l’ha colpito ancora doveva presentarsi, mi disse che ero l’unico che scriveva sempre “Real Imponzo e Cadunea” (quando si parlava della squadra) e “Sergio Pittoni” (quando si parlava del campo: a lui la parola “Maracanà” proprio non andava giù …). Una vita spesa per il Real Imponzo e Cadunea (continuerò a chiamarlo e scriverlo così, per sempre, Benito: te lo devo!) tanto che la moglie Maria (sposata un anno prima della fondazione della squadra) si è chiesta spesso chi fosse più importante, per lui, tra lei e i ragazzi in biancorosso … Pane e Real Imponzo e Cadunea, tutti i giorni, perché lui non saltava un allenamento e poi c’era da curare il campo … E la domenica, dopo pranzo, prima delle partite, pranzo e gocce di tranquillante, che poi, detto tra noi, non è che facessero tutto questo effetto. Se la squadra perdeva, Benito dopo un’ora era a casa ad inveire contro l’arbitro (perché le sconfitte erano sempre colpa dell’arbitro!) e se invece vinceva, beh, l’ora di rientro era imprecisata. Una passione trasportata dentro alla famiglia: le due figlie hanno sposato due giocatori del Real Imponzo e Cadunea: Stefania con Enrico Bertolini e Claudia con Loris Larcher. Subito dopo la malattia ci fu un periodo in cui la sua squadra quasi sembrava non interessargli più: andavano in molti a trovarlo, ma lui, niente, rimaneva quasi indifferente, con un velo di tristezza negli occhi. Poi, un bel giorno, qualcuno provò con quella che si rivelò un efficace terapia d’urto: tutta la squadra al completo andò a casa Candoni. Quando li vide tutti insieme iniziò a piangere, ridere, scuotere la testa e in pochi minuti l’ “amore” sopito riesplose più forte di prima. E quindi, via, di nuovo al campo: con l’immancabile canottiera, la camicia slacciata, il fazzoletto in testa o il berretto. E la voce che non esce, l’insulto all’arbitro che non parte e via a soffrire, imprecare, gioire o disperarsi per il suo Real Imponzo e Cadunea. Una cosa ci fa molto piacere e credo possa servire di consolazione ai suoi cari: il destino, che mica l’aveva trattato troppo bene, ha voluto risarcirlo. Ha spostato di qualche giorno il momento di portarcelo via, facendolo partecipare ai 50 anni del suo Real Imponzo e Cadunea. Quel giorno gli feci un foto e voglio che questa foto, adesso ti accompagni. Per sempre. Ecco, Benito, ora puoi andare: di questo mezzo secolo della squadra sei stato uno dei protagonisti e quaggiù lo sanno tutti. Ma nessuno ha voluto portarti via dal TUO campo: ti hanno allestito lì la camera ardente. Un omaggio perché tu possa portare il Real Imponzo e Cadunea oltre la vita.
Ma adesso vai, vai via in pace e che la terra (con qualche zolla d’erba che conoscendoti ti farà piacere …) ti sia lieve. Secondo me sei già lì a discutere con Sergio Pittoni. Di cosa? Ne riparliamo a ottobre …
(I funerali si terranno giovedì 25 agosto alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di Cadunea, partendo dal campo sportivo “Pittoni” di Imponzo)