VINCENZO RADINA, IL FUTURO, RICORDANDO IL PASSATO …

Pubblichiamo volentieri la lettera di Vincenzo Radina, che ripercorre la sua straordinaria carriera, con il desiderio di condividerla con tutte le persone che in questi anni lo hanno ammirato. Ammirato, sì, perché uno come il “Vince” non è che lo vedi giocare: lo ammiri. Punto. Le sue punizioni, quel modo tutto suo di accarezzare il pallone, la qualità al servizio del calcio, insomma. Ed anche (perché no?) quel guadagnarsi punizioni e rigori, perché, pariamoci chiaro, ci vuole talento anche in quello: un conto è simulare e un conto è indirizzare il destino, mandarlo dritto dritto verso una punizione dal limite che con lui era praticamente una sentenza. Grazie, Vincenzo, per averci dato il modo di raccontare un calcio diverso. Il calcio degli artisti, il calcio di quelli che ci sanno fare. L’augurio è che in panchina tu sappia esprimere lo stesso talento. Il Carnico ne ha bisogno.

Ora che è ufficiale, sarò il nuovo mister dell’Arta dalla prossima stagione, voglio lasciarvi queste righe per raccontare questi anni di calcio carnico.

Cominciò tutto nel 1998, sembra ieri, invece ne sono passati di anni, l’esordio nel paese in cui sono vissuto per tanti anni, Salino di Paularo,  la Velox della Presidentessa Nives Romano e del Mister toscano Veronetti, entrambi non ci sono più e seppur quell’anno non conclusi la stagione li ricordo sempre volentieri.

L’esordio fu pazzesco, se non ricordo male tripletta all’Ampezzo, di cui due su punizione, poi però dopo un infortunio qualcosa si ruppe e appunto non portai a termine la stagione.

L’idea era quasi quella di lasciare, dopo gli anni a Tolmezzo e San Vito, pensavo di smettere, litigavo con tutti non finivo un campionato, quindi mi dicevo forse sono io il problema, meglio tirarsi da parte ed invece …

Invece succede che dei personaggi che hanno fatto la storia dell’Ovarese, (Adriano Micoli, Silvano Giorgis, Roberto Longo, mandati in avanscoperta dal Presidente Cattarinussi), si fanno un paio di Km per arrivare a Salino in una sera d’autunno: assieme a mio padre discutono e soprattutto mangiano e bevono quello che in qualsiasi abitazione carnica si trova, “pan salam formadi e un bon tai”. Ecco fatto il contratto, il “vecchio” mi dice: “Va lassù ca è brave int”, è cosi finii ad Ovaro, dove alla corte di Mister Fabiano Mecchia, faccio due anni stupendi e 40 gol, ma oltre all’aspetto calcistico quello sarà un biennio che non dimenticherò mai …

L’anno dopo, la parentesi a Cedarchis, non male, ma il tutto viene rovinato da una sostituzione a fine primo tempo in finale di Coppa, poi persa ai rigori, non la prendo bene e il tempo non mi aiuta a dimenticare, il Ceda è il Ceda, non potevo fare la comparsa io volevo essere il protagonista non per niente ho un 50% di sangue giallorosso …

Decido quindi di cambiare, in questo decisivo un amico, Michele Puppis, giocava al Real aveva vinto uno scudetto e l’ennesima coppa proprio contro quel Ceda, mi dice :” Se vuoi vincere qualcosa devi venire con noi” .

Pronti via, approdo a Imponzo e subito vinco la Supercoppa, l’anno successivo la coppa, poi ancora una supercoppa, ma per vincere la cosa più importante ci sono voluti 7 lunghi anni, sono anni intensi, ricordi indelebili amici e compagni che diventano una famiglia.

Avrei un mondo da raccontare ma per questioni di spazio, voglio ricordare una persona, che esprime il REAL, ovvero Benito Candoni, se quell’opera d’arte che si ammira dalla statale è così verde e così spettacolare lo si deve a lui, carattere forte a volte scontroso, io lo facevo arrabbiare perché provavo le punizioni e i rigori, di conseguenza rischiavo di rovinare quell’opera, invece Benito a me lasciava fare, prima magari mi sgridava, poi però mi concedeva il privilegio, perché sapeva che se le provavo, il suo Real aveva buone possibilità di vincere la domenica.

Dieci anni in biancorosso, coronati da quella doppietta storica del 2009 e tanti gol, uno in particolare indimenticabile,  in rovesciata contro il Ceda … Che ricordi!

In mezzo le parentesi di Campagnola e Folgore, anche queste coronate dall’arricchimento mio personale per la conoscenza di persone importanti e che fanno tanto per il nostro calcio.

A Gemona trovi dei dirigenti sempre presenti e che non ti fanno mancare niente, a Invillino invece molto più focosi, ma simpatici e molto uniti.

Rientro appunto a Imponzo, ma si è rotto qualcosa, o forse, il Mister o qualcuno mi trova ormai vecchio, voglio rivincite e vado ad Arta dove ritrovo Marino Corti uno degli allenatori che nel carnico più mi ha fatto rendere, 15 gol a 37 anni e una finale di coppa con una neopromossa.

Poi gli ultimi due anni, non brillantissimi e soprattutto con tanti infortuni, il Presidente Pittini, altro personaggio da raccontare, mi chiede di fare il Mister per la prossima stagione, passo una notte insonne a pensarci, alla fine decido, lo farò non giocherò …

Forse ho dimenticato o non ho citato qualcuno, ma è difficile raccontare 19 anni in poche righe, volevo far capire ai più giovani che il calcio non è fatto solo di gol vittorie e giocate, ma di persone, amici e valori, quelli che io ho ricevuto dalle tante persone che ho incontrato lungo questo cammino.

Voglio spendere due parole, a chi spesso mi ha elogiato per le gesta in campo, Renato Damiani, Bruno Tavosanis e Massimo Di Centa, che hanno dato lustro al nostro campionato e a noi giocatori, con trasmissioni radiofoniche, siti web ed articoli che penso possano invidiarci in tutti i campionati!

Infine, per coltivare e continuare una passione, c’è bisogno delle persone più care, per questo ringrazio in primis i miei genitori, che in questi anni mi hanno sempre seguito, mio fratello, quello che fa per i dilettanti friulani è un qualcosa di grande e per il quale ne vado fiero e poi la mia famiglia, per dedicare tempo al calcio ho spesso trascurato loro ma non me lo hanno mai fatto pesare …

Questo è stato il mio Carnico e lo sarà sempre anche nel nuovo ruolo.

Grazie per l’attenzione

 

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