Saranno una decina i chilometri che dividono il campo di Comeglians da quello di Prato Carnico in frazione Pesariis. Forse per questo la partita è considerata un derby, anche se ognuno dei due comuni reclama con orgoglio la propria identità municipale. Insomma, poco più di 10 chilometri non bastano a cancellare del tutto il significato della parola derby. Per i più pignoli,allora, diciamo che Ancora – Comeglians è una sfida sentita. Altro che derby: molto più di un derby. E le squadre ci arrivano belle in salute, con una classifica ricca e tanta voglia di giocarsela. C’è proprio tanta gente, insomma, al “Gennaro”, in un sabato pomeriggio che vede un solo anticipo a girone e quindi la gente può sbizzarrirsi nella scelta della partita da vedere, dando un senso compiuto a questa decisione di giocare qualche partita il sabato. C’è tanta gente al “Gennaro” si diceva e spicca la presenza di Carlo Toson, l’allenatore del Comeglians dei miracoli. E’ in fuga da un matrimonio (dove era invitato) e dal suo matrimonio (la moglie infatti lo crede a banchettare…). Il primo colpo lo regalano le formazioni: Beorchia lascia in panchina Clapiz e Geremia Gonano non schiera Stua tra i pali. “Michelone” (che quando è contrariato usa un tono di voce ancora più basso) bofonchia qualcosa in tribuna ricordando il primato del Cedarchis Amatori dei quali è il portiere indiscusso. Ma bando alle chiacchiere: si comincia! Venti minuti di studio, di tentativi da entrambe le parti: l’Ancora cerca di aprire il fronte della manovra sulle fasce, il Comeglians cerca i fratelli Not con lanci lunghi, quando quei due, baricentro basso e passo rapido, andrebbero cercato col dialogo. Annunciato da due incursioni pericolose arriva il gol dell’Ancora: su un pallone vagante in area Roberto Cappellari (con due “p”) brucia Quaglia e scaraventa di prima intenzione in porta. Il gol che tutto sommato è abbastanza meritato lo diventa ancora di più nei momenti successivi, quando due azioni dei ragazzi di Prato stanno per fruttare il raddoppio, svanito anche perchè Nicola Capellari (con una “p”) colpisce i legni della porta di Chiaruttini con una conclusione degna del grande bomber che era, prima di sciorinare talento e mestiere nel mezzo del campo come fa ora. Si va al riposo con l’impressione che l’Ancora abbia le mani sul match. A inizio ripresa, invece, Denis Not stufo di aspettare triangoli, conquista una palla sulla tre quarti e mulinando le gambe veloci salta due difensori dell’Ancora guadagnandosi con un taglio perentorio il centro dell’area da dove fulmina Plazzotta. L’Ancora accusa il colpo per non più di 5 minuti poi riparte. Non fa cose eccezionali, ci emtte più foga che lucidità, più cuore che testa, ma almeno è sempre lì a girar palla per avvicinarsi a Chiaruttini. Una poderosa azione di Visentin (davvero un bel giocatore!) non trova nessun piede amico a trasformare in gol l’assist che si è inventato. Poi, è la volta di Cappellari (che ha una “p” di in più del “Nick” ma tante reti in meno in carriera…) a colpire un palo in mischia, quando sbuca ultimo uomo sul secondo palo. Quelli dell’Ancora temono la beffa perché le hanno provate tutte per vincere. E quando vedono Durigo partire dalla stessa posizione di Cristian Not e ripetere la stessa azione chiudono gli occhi: il tocco di esterno di Durigo però finisce alto di poco. C’è ancora un po’ di tempo, pensano quelli dell’Ancora, ma i minuti passano ed il pari sembra scritto. Ma all’ultimo dei 4’ di recupero, si ripete più o meno la stessa situazione del palo di Cappellari: la palla filtra, passa tra gambe e teste protese per arrivare sul secondo palo. Lì, stavolta, c’è Capellari (una “p” in meno ma tanti gol in più, si diceva…); lì c’è il “Nick” che in spaccata infila il gol della vittoria, con una conclusione degna del grande bomber che era. Che era? Che è! Perché quello di “Nick” è il gol dell’attaccante di razza, quello che è sempre al posto giusto nel momento giusto. Il tempo di rimettere in gioco il pallone e De Reggi fischia la fine. Il derby (anzi ‘sta partita che è più di un derby…) lo vince l’Ancora, che vola da sola in testa alla classifica.