LA TELEFONATA: MASSIMO MENTIL (TIMAUCLEULIS)

Pronto, Massimo Mentil? Il Timaucleulis ha il minor numero di punti del campionato (4) e di gol segnati (3), il maggior numero di sconfitte (8) e di reti subiti (26), la peggior differenza reti (-23). Chi te l’ha fatto fare di assumere la guida della squadra?
«Lo spirito di società e il senso di responsabilità, perché siamo in grande difficoltà ed anch’io ho contribuito a costruire questa rosa».
Perché è stata scelta la soluzione interna?
«Era la più immediata, permettendo di intervenire subito su giocatori che il nuovo allenatore già conosceva. Volevamo dare un’immediata scossa emotiva».
Però con il Val Resia avete perso in casa…
«Si è manifestato ancora una volta il problema principale della squadra, ovvero un fragilissimo equilibrio mentale. Ci eravamo portati subito in vantaggio, poi alla prima difficoltà siamo crollati».
Cosa non ha funzionato con Claudio Bellina?
«Claudio ha portato avanti questo gruppo sin dai Pulcini, conosce pregi e difetti di ogni ragazzo. Probabilmente dopo tanti anni il rapporto fra allenatore e giocatore è diventato troppo confidenziale. Io ritengo invece che un certo distacco ci debba essere. Di certo il problema non è comunque Bellina, perché la squadra atleticamente sta bene. Ci sono retaggi mentali da ripulire, la squadra ha bisogno di una sorta di training autogeno ed è qui che dovrò lavorare».
I rapporti con l’ex mister sono rimasti buoni?
«Certo. E’ stato il primo a chiamarmi quando il presidente Piacquadio e la dirigenza mi hanno affidato la panchina e domenica sera ha voluto sapere com’era andata la partita».
La squadra ha i mezzi per salvarsi?
«Sì. Sarà durissima, ma se ci sblocchiamo mentalmente e la possiamo fare. Del resto siamo a 3 punti dalla zona salvezza, sarebbe assurdo mollare già a giugno».
Direttore sportivo, allenatore dei più piccoli, capogruppo di minoranza in Comune a Paluzza, speaker a Radio Studio Nord. Sentivi la necessità di assumerti altri impegni, evidentemente…
«Diciamo che se fossi furbo avrei detto di no. Ma evidentemente non lo sono, perchè farei qualsiasi cosa per la mia società».
Cos’è per la famiglia Mentil il Timaucleulis, che papà Flavio ama definire “la prima società italiana (arrivando dall’Austria)”?
«Semplicemente mi vengono i brividi quando indosso la maglia ma anche ora ascoltando la domanda. Il Timaucleulis e il logo del capriolo fanno parte della mia vita. So di essere una bandiera, spero non l’ultima».

(dal Gazzettino)

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