Mauro Mardero è uno che in carriera non ha mai avuto una grande confidenza con la porta avversaria. Le caratteristiche tecniche lo hanno sempre portato a giostrare lontano dai 16 metri finali, eppure è uno di quelli che spesso ti fa vincere le partite. Beh, domenica scorsa, il concetto è stato preso alla lettera dal centrocampista gemonese, che ad una manciata di secondi dalla fine, ha infilato di testa alle spalle di Cortiula, portiere del Villa, il pallone della vittoria,
un pallone che ha il profumo forte dello scudetto ed avvicina il Cavazzo allo scudetto, uno scudetto inseguito da 47 anni ed ora, finalmente lì, a portata di mano. Per Mauro sarebbe il secondo, dopo quello conquistato con il Campagnola nel 2007, Un Campagnola che lo aveva fortemente voluto, per dare corpo e sostanza al proprio centrocampo. Per lui, proveniente dalla Gemonese, il passaggio nel Carnico fu vissuto con umiltà e spirito di sacrificio. Con lo stesso entusiasmo, la scorsa stagione, Mardero accettò le offerte del Cavazzo, dove seppe portare tutta la sua sagacia tattica, il fiero agonismo e quella personalità che distingue i centrocampisti di razza. Il primo anno, però, porta sempre qualche problema di ambientamento, problema che quest’anno sembra solo un lontano ricordo. A lui il tecnico Corti chiede soprattutto di coordinare i movimenti del settore centrale davanti alla difesa e se quella viola è la retroguardia meno battuta, si può dire che il compito è assolto alla grande da Mardero e compagni. Il gol al Villa, arrivato nel finale, avrà mandato di traverso il ritorno di Fausto Barburini nella “sua” Cavazzo”, ma un altro Barburini, Giovanni, da lassù avrà di certo abbozzato un sorriso, ora che il sogno inseguito è lì, a portata di mano!
(dal Gazzettino)